SITUAZIONE
Turno 575, 5 luglio del ’43. Dopo la conquista delle Gilbert, un altro importante passo in avanti degli Americani: nelle Salomone strappano al nemico Guadalcanal e Tulagi e riescono a spingersi fino a Vella Lavella. Timida ripresa dell’ iniziativa anche per gli Inglesi nell’oceano Indiano che riprendono il controllo dell’isola Cocos.
I tre numeri verdi sulla mappa evidenziano le avanzate e le offensive in corso da parte degli Alleati. Punto 1 verde, le Salomone. La presenza nipponica su queste isole è stata da sempre considerata una minaccia. Gli aeroporti di Lunga e Tulagi, se sfruttati come basi dei bombardieri a lungo raggio, potevano dare ai Giapponesi la possibilità di intercettare il traffico alleato in tutto il mar dei Coralli. Non si è mai arrivati a questo grazie alle squadre aeree americane basate a Luganville: i bombardamenti su Lunga e Tulagi sono andati avanti per mesi (post del turno 468) e i Giapponesi non hanno mai avuto modo di rendere operativi gli aeroporti. Questa minaccia andava comunque eliminata.
A fine maggio i Giapponesi lanciano due massicce offensive aeronavali: la prima nelle Aleutine, a Adak (affondano 4 trasporti e spediscono in fondo al mare un’intera unità di contraerea, ma probabilmente perdono la portaerei leggera CVL Nisshin in seguito alla reazione dei bombardieri in picchiata basati proprio a Adak); la seconda nelle Gilbert, a Tarawa e Makin (affondano 9 trasporti e il cacciatorpediere DD Philip, mentre i bombardamenti a terra sono così mirati che i Marines, autori delle recenti conquiste delle isole, quasi restano senza attrezzature utilizzabili). La situazione volge però a favore degli Americani che, conoscendo l’esatta posizione delle portaerei nemiche, hanno la certezza di non trovarsele di fronte nel caso di un’invasione delle Salomone. Si parte quindi in gran fretta il primo giugno. Il 3 sbarca a Tulagi la divisione “Americal” di fanteria americana, il 5 a Lunga la 2a divisione dei Marines e il 6 a Tassafaronga un reparto di paracadutisti. Giapponesi ovunque agguerriti e ben trincerati, ma sull’isola di Guadalcanal ci sono in prevalenza reparti di supporto e genieri e i Marines non ci mettono tanto a prendere il sopravvento. Lunga è in mano agli Americani già l’8 giugno, Tassafaronga il 9. È chiaro fin da subito, ma dalle ricognizioni aeree si era ampiamente intuito, che i problemi maggiori saranno a Tulagi. Qui i Giapponesi dispongono di più uomini. In aiuto alla divisione “Americal” il 15 giugno vengono fatte sbarcare due brigate della 6a divisione australiana e un battaglione di carri americani, ma neanche i mezzi pesanti e l’ormai raggiunta superiorità numerica sembrano poter sconfiggere un nemico davvero ben trincerato. A questo punto però, con Guadalcanal ormai americana, con l’aeroporto di Lunga operativo, e con le temute portaerei giapponesi che dopo l’incursione di fine maggio si ripresentano ancora nelle Gilbert, il comando alleato intuisce due nuove possibilità: utilizzare parte dei Marines sbarcati a Guadalcanal per mettere piede ancora più avanti, a Vella Lavella, e utilizzare le portaerei per andare incontro a quelle giapponesi, a cercare uno scontro che potrebbe rivelarsi decisivo. Vella Lavella viene occupata il 3 luglio; sebbene sull’isola non ci siano ancora nè porto nè aeroporto, i genieri americani sapranno costruire ottime infrastrutture. Per lo scontro tra portaerei va invece tutto storto. La Task Force americana lascia le Salomone e si dirige a tutta forza nelle Gilbert. E’ forte di 4 portaerei e 300 aerei imbarcati. Nei pressi di Ocean però la portaerei CV Wasp viene silurata da un sommergibile nipponico e riporta gravi danni, tanto che è costretta a lasciare la formazione. Privato di una delle sue più importanti unità, il comandante della squadra, ammiraglio Sherman, lascia la CV Wasp a Ocean e decide per il rientro a Noumea. Non è necessario un ulteriore passaggio nelle Salomone perchè dopo un mese di combattimenti, e grazie soprattutto alle corazzate americane che dal mare hanno spesso bersagliato i difensori, il 3 luglio cade finalmente l’ultima resistenza nipponica: anche Tulagi è in mano americana.
Punti 2 e 3 verdi, isola Cocos e Cox’s Bazar. Con l’arrivo di nuove forze si prova una timida ripresa delle operazioni anche nell’oceano Indiano. Abbandonata a suo tempo dagli Olandesi, che per l’impossibilità di resistere agli assalti nemici si erano rifugiati in Australia (post del turno 330), l’isola Cocos viene ora ripresa dagli Inglesi. La sua posizione la rende ottima per scrutare il mare in cerca di navi nemici e facilitare quindi il passaggio dei convogli alleati che dall’India raggiungono l’Australia. Una posizione difficile quella dell’isola Cocos, già costata 3 trasporti agli Inglesi (affondati da attacchi aerei provenienti da Java), ma che si proverà a tenere ad ogni costo. Del resto, muoversi ora in questa parte della mappa potrebbe portare qualche giovamento alle offensive americane nel Pacifico. I Giapponesi saranno costretti a rispondere su due fronti. E Cocos non è l’unica mossa: truppe inglesi e indiane hanno ripreso il pieno controllo di Cox’s Bazar con l’intento di entrare quanto prima in Birmania.
CONSIDERAZIONI
Un’importante considerazione. Anche stavolta nessuna battaglia tra portaerei. Le battaglie tra portaerei hanno caratterizzato la guerra nel Pacifico (Midway, Mar dei Coralli, Santa Cruz), ma ancora mancano in questa strana partita arrivata ormai a luglio ’43. È pur vero che per tutto il ’42 ho protetto e nascosto in ogni modo le portaerei americane, perché inferiori a quelle giapponesi in numero e in qualità degli aerei e dei piloti, ma da tempo le sto impegnando apertamente. Addirittura in questo ultimo periodo di gioco, sapendo bene dove erano le portaerei giapponesi, ho manovrato perché questo scontro finalmente avvenisse. Niente. L’ attacco del sommergibile giapponese alla CV Wasp ha vanificato il tentativo. Va detto anche altro. I piloti americani imbarcati sulle portaerei volano ormai su apparecchi migliori di quelli in dotazione nel ’42, e sono sufficientemente addestrati. L’ennesimo attacco delle portaerei giapponesi nelle Gilbert però, avvenuto il giorno dopo il siluramento della CV Wasp, ha fatto registrare un numero di velivoli davvero incredibile, segno che nel frattempo altre unità si sono aggiunte alla flotta nemica che l’ammiraglio Sherman immaginava di dover affrontare (e poi, maggior numero di velivoli sulle portaerei, uno dei vantaggi che lo scenario “Ironman” concede ai Giapponesi). Forse è stato un bene che non ci sia stata battaglia. Certo, è necessario trovarlo quanto prima questo scontro tra portaerei, così da annullare o ridurre la minaccia rappresentata dalla forza giapponese, ma forse sarà il caso farlo dove sia possibile disporre di copertura aerea da terra.