Vittoria, turn 1374

SITUAZIONE

Turno 1374, 10 settembre ’45. La guerra è finita, il Giappone è sconfitto. Ci sono voluti 1374 giorni dall’attacco di Pearl Harbour, 1374 turni di gioco, ma lo scenario Ironman di War in the Pacific termina qui. Continuare non avrebbe molto senso, e sarebbe anche poco realistico. Primo motivo: le battaglie navali di questi ultimi mesi sono state devastanti per il Giappone, che ha ancora una discreta forza navale (diverse portaerei e alcune corazzate e incrociatori) ma ha anche quasi tutte le unità ferme in porto, o per riparazioni da danni ricevuti in battaglia, o per mancanza di carburante. Secondo motivo: con agosto è entrata in guerra anche l’Unione Sovietica: tempo di organizzarsi e potrebbe lanciare contro il Giappone milioni di uomini (per ora il fronte russo non si è mosso). Terzo motivo: con la conquista di Formosa e Okinawa, i bombardieri americani possono raggiungere ogni angolo del Giappone, colpendo direttamente in porto proprio tutte quelle unità navali ferme e danneggiate. Ultimo motivo, chiaramente il più importante nel decretare la fine delle ostilità: la bomba atomica è pronta, e i b-29 in grado di trasportarla sono in attesa del via sull’isola di Formosa. La guerra finisce qui, non c’è motivo di continuare.

Punto 1 verde, Formosa e Okinawa. Gli Americani, completata la conquista delle Marianne con la presa di Tinian (che era stata saltata in un primo momento) il 10 giugno partono alla conquista di Formosa e dell’isola di Pescadores. Le truppe, sbarcate nella località di Kagi, vengono validamente appoggiate dai bombardieri di base nelle Filippine e in poco meno di un mese riescono a strappare ai Giapponesi il porto di Takao. Prendere il resto dell’isola richiede giusto qualche altro giorno, ma la vera difficoltà delle operazioni a Formosa non è a terra, è in mare. Il Giappone lancia continui attacchi aerei contro le navi americane che circondano l’isola e i kamikaze, soprattutto loro, mettono a segno numerosi colpi. La flotta americana è comunque in grado di reggere l’urto e, inviate le navi danneggiate nelle Filippine, con luglio muove verso la tappa successiva: Okinawa (più Daito Shoto e Amami Oshima). Stavolta, oltre ai sempre più micidiali attacchi kamikaze e ad una resistenza a terra ben più agguerrita di quella incontrata a Formosa, il Giappone butta nella mischia anche le sue residue forze navali. Ben 3, tra luglio e agosto, le grandi battaglie aeronavali che si accendono intorno a Okinawa, più un numero indefinito di scontri minori. L’esito è abbastanza pesante per gli Americani, che oltre ad un buon numero di mezzi da sbarco e unità di appoggio, perdono 2 portaerei leggere, mentre 4 portaerei di linea devono rientrare nelle Filippine perchè gravemente danneggiate. Tantissimi gli aerei abbattuti, da entrambe le parti. Per i Giapponesi l’esito degli scontri di luglio e agosto è però devastante. Perdono 2, forse 3 portaerei di linea, altrettante portaerei leggere e un numero indefinito di unità di superficie, tra cui la corazzata BB Musashi; la corazzata BB Yamato, altre portaerei e tante unità da battaglia, rientrano in Giappone con gravissimi danni. Okinawa, che ai primi di settembre è totalmente in mano americana, segna la fine della marina nipponica.

 

Punto 2 verde, Thailandia e Cina. Il Giappone arretra su tutti i fronti, anche sul continente. Negli ultimi mesi le truppe inglesi, dopo aver conquistato Bangkok, attraversano la Thailandia e raggiungono presso Vinh il mar cinese meridionale. La mossa ha di per sè un basso impatto strategico, non porta che pochi vantaggi, ma costringe i Giapponesi a rinforzarsi presso Haiphong. Ne approfittano le truppe cinesi: tra luglio e agosto si spingono incessantemente in avanti, occupano Nanning, Pakhoi, Kukong, Swatow e altre città, e finalmente anch’esse raggiungono il mar cinese meridionale. Hong Kong e Canton, ancora controllate dai Giapponesi, rimangono isolate. E’ interessante notare come le truppe cinesi, sempre in difficoltà durante la guerra per via della mancanza di rifornimenti, siano ora davvero agguerrite e incontenibili.

CONSIDERAZIONI

Questo scenario “Ironman” di War in the Pacific è durato quasi 1400 turni di gioco. Iniziato nel maggio del 2017, viene completato nel novembre 2020. Che War in the Pacific non sia un wargame come gli altri è cosa risaputa: è complesso, profondo, e richiede al giocatore grande impegno nel gestire le forze sulla mappa. Si, c’è voluto tanto per completare una singola partita, ma è pur vero che tanti giocatori, pure affascinati dal gioco, difficilmente si spingono a giocare oltre il 1943 (per tanti motivi). Rimandando le statistiche finali della partita, e le considerazioni del caso, ad un altro ultimo post, è bene qui sottolineare soltanto una cosa: War in the Pacific Admiral’s Edition (la versione dello scenario Ironman) è un titolo che vale la pena di essere giocato fino alla fine…. cosa che nessun libro di storia potrà mai fare, porta a capire come realmente si svolse la guerra nel Pacifico, cosa dovettero affrontare i paesi coinvolti, quello che rappresentò per gli uomini chiamati a combattere, dal Generale all’Ammiraglio fino al più semplice dei soldati.

PUNTEGGIO

Japan Score: 52322 – Allied Score: 126713

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