SITUAZIONE
Turno 985, 17 agosto ’44. Dopo un mese di maggio totalmente dedicato alla riorganizzazione delle forze nel Pacifico di Sudovest, gli Americani effettuano altri piccoli passi in avanti. Sono ben poca cosa rispetto alla grande campagna di gennaio/aprile che ha portato alla presa della Nuova Guinea e delle isole dell’Ammiragliato, ma sono passi in ogni modo necessari per pianificare gli attacchi alle Marianne e alle Filippine. Gli Americani portano a termine l’occupazione della Nuova Guinea (fino a Sorong) e occupano alcune posizioni nelle Caroline (Woleai, Ulithi e Jap). Progressi anche per gli Australiani, che allargano il perimetro difensivo di Darwin con alcune conquiste nel mar di Timor, e soprattutto per gli Inglesi, che dopo lunghe marce e aspri combattimenti riescono ad occupare Rangoon.
I numeri verdi sulla mappa evidenziano i nuovi passi in avanti degli Alleati. Punto 1 verde, l’isola di Wake. Non una grande conquista in verità; Wake è un atollo sperduto nel Pacifico, lontano da tutte le rotte americane, e la sua posizione defilata non ha mai rappresentato un problema. Un’operazione secondaria quindi, condotta con pochi uomini e portata a termine in pochi giorni. In ogni caso, la riconquista di Wake spinge indietro di miglia e miglia l’area di controllo nipponica e lascia scoperte le Marianne. Punto 2 verde, Nuova Guinea e isole Caroline. Gli Americani, partiti a gennaio da MilneBay (sulla punta sud orientale dell’isola), portano a compimento la conquista della Nuova Guinea con Biak, Noemfoor e infine Sorong (sulla punta nord occidentale dell’isola). Il nuovo affondo in territorio nemico mette le forze americane in posizione ottimale per lanciare i futuri assalti a Celebes, alle Molucche e alle Filippine. Prima è comunque necessario difendere il fianco destro di Sorong… è il momento delle isole Caroline. Woleai, Ulithi e Jap, poco difese, vengono occupate in rapida successione, mentre Peleliu e Babeldaob saranno i prossimi naturali obiettivi. Nelle Caroline è apparsa subito buona l’opposizione aerea del nemico e diversi trasporti americani sono stati affondati (soprattutto a Ulithi), ma la cosa non dovrebbe ostacolare più di tanto la totale occupazione dell’arcipelago. Nel frattempo, marginalmente alla operazioni nelle Caroline, è stata occupata Kavieng. Questa importante roccaforte nemica nell’arcipelago delle Bismark, al pari di Port Moresby e della vicina Rabaul, venne totalmente aggirata durante le operazioni di gennaio/aprile per evitare perdite di tempo e uomini (post del turno 878). Rimasta quindi isolata, la sua cattura, avvenuta a fine luglio, non ha portato a particolari problemi.
Punto 3 verde, mare di Timor. Usufruendo di una cospicua flotta americana appositamente dislocata a Merauke (portaerei di scorta e trasporti anfibi), le truppe australiane e neozelandesi, le stesse che avevano marginalmente partecipato ai primi assalti in Nuova Guinea, riescono a prendere possesso di alcune isole nel mar di Timor. Taberfane, Dobo, Saumlaki e Babar. L’idea originale prevede di procedere proprio verso Timor, ma anche qui, come nelle Caroline, gli attacchi aerei giapponesi si sono rivelati quantomai insidiosi (affondata la portaerei di scorta CVE Munda e diversi trasporti truppe, gravemente danneggiata la portaerei di scorta CVE RudyerdBay). Timor resta in ogni caso l’obiettivo prossimo futuro, ma si procederà con cautela per non perdere troppe unità in un’operazione comunque marginale ai fini dell’avanzata verso il Giappone.
Punto 4 verde, Rangoon. E’ dal settore birmano che arriva il risultato più importante di questa estate del ’44. Gli Inglesi, dopo aver riconquistato Akyab a fine ’43 (post del turno 755, Report 1943), con l’inizio del ’44 hanno stabilito una base sull’isola di Ramree. L’operazione è costata l’affondamento di non pochi trasporti, ma le infinite battaglie aeree sopra Ramree e Akyab hanno definitivamente sancito la superiorità dei velivoli alleati su quelli nipponici. Il controllo dei cieli ha quindi permesso alle truppe inglesi di raggiungere e conquistare Prome (a giugno) e di marciare e conquistare Rangoon (ad agosto). Ora, fermo restando le difficoltà date dalle tante unità nemiche presenti in Birmania, si cercherà di procedere verso Mandalay e finalmente riaprire la strada che permetterà di consegnare i rifornimenti in Cina (compito finora svolto dagli aerei da trasporto di base in India). La conquista di Rangoon rappresenta una svolta fondamentale: è tramite il suo grande porto che si potranno portare aiuti alle truppe cinesi, costrette sulla difensiva da inizio guerra proprio a causa della cronica mancanza di rifornimenti.
CONSIDERAZIONI
Questo scenario Ironman di War in the Pacific, ad un anno esatto da quella che potrebbe essere la sua fine (storicamente agosto del ’45) continua a lasciare perplessi. La flotta giapponese ha appena perso alcuni incrociatori pesanti (affondati a Truk durante i bombardamenti americani) e la portaerei CV Kaga (risulta affondata presso Kerama Retto in seguito all’attacco di un sommergibile) ma è sostanzialmente ancora intatta. Intatta ad agosto ’44. Eppure non si sono viste navi giapponesi durante la conquista della Nuova Guinea, e basi come Port Moresby, Rabaul e Truk, di fatto sono state lasciate al loro destino. Un mistero. Qualcosa nel Pacifico sembra stia cambiando, quantomeno per l’aviazione: la risposta aerea da parte del nemico è stata forte durante gli attacchi nelle Caroline, e buona nel mar di Timor. Ancora niente navi però, ancora niente battaglie navali, niente portaerei (che nella guerra nel Pacifico sono senza dubbio l’arma in più). Forse, avvicinandosi ulteriormente al Giappone, la marina nipponica si farà trovare. Altro discorso per il fronte indiano birmano. Qui l’aviazione inglese, aiutata dalle tante squadriglie americane dell’HQ Tenth USAAF, è finalmente riuscita ad ottenere la supremazia aerea. Ora domina i cieli grazie ad un numero elevatissimo di squadriglie, grazie a piloti e a velivoli ben più performanti di quelli disponibili nel ’42 e nel ’43. Per questo risultato si è dovuto aspettare il ’44, e ci sta, ma è stata davvero dura. Il motivo è presto detto: il Giappone su questo fronte ha buttato una quantità spropositata di aerei. Ad occhio, senza andare a vedere particolari statistiche (comunque presenti nel gioco), si può dire che oltre il 70% degli aerei persi fin qui dal Giappone è andato distrutto sul fronte indiano birmano. Per quali risultati? Immobilizzare le truppe inglesi in India, certo, e mettere in difficoltà il ponte aereo per la consegna dei rifornimenti alla Cina (post del turno 468 e post del turno 517). Tutto qui però. Troppi gli aerei in Birmania, troppo pochi nel Pacifico. Così è stato finora, e non resta che vedere se cambieranno le cose quando sarà minacciato direttamente il Giappone.
PUNTEGGIO
Japan Score: 34860 – Allied Score: 54520